La presenza di alunne e alunni con cittadinanza non italiana è un fenomeno strutturale del nostro sistema scolastico. L’Italia ha scelto, fin dall’inizio, la piena integrazione nella scuola di tutti gli studenti e l’educazione interculturale come dimensione trasversale e come sfondo integratore che accomuna tutte le discipline e tutti gli insegnanti. La scuola deve rispondere ai bisogni comunicativi e linguistici degli studenti con cittadinanza non italiana, con particolare riferimento a quelli di recente immigrazione,  favorire la partecipazione attiva e la relazione tra le famiglie immigrate e non immigrate.

La presenza nelle nostre scuole di alunni e alunne portatori di ulteriori valori culturali, linguistici, religiosi è certamente un elemento di complessità, ma anche una grande occasione di crescita per tutti gli studenti.

È questo un compito non facile ma decisivo che ci invita ad esprimere tutta la qualità inclusiva del nostro sistema scolastico, e che richiede la costruzione di nuove alleanze con il territorio e con tutti gli attori dei diversi contesti territoriali.

“la possibilità per il Paese di contare, per il suo sviluppo economico civile sulle intelligenze e sui talenti di tutti gli studenti dipende in larga misura dalla formazione scolastica che riusciremo a realizzare e a garantire a tutti, non uno di meno”

Dal documento ”Orientamenti Interculturali” Marzo 2022

La Costituzione Italiana sancisce alcuni principi che sono il fondamento di tutto l’impianto legislativo della scuola volti a garantire a tutti il diritto all’istruzione e all’educazione.

Nel corso degli ultimi anni la legislazione scolastica italiana ha garantito un percorso inclusivo non solo agli alunni disabili ma a tutti coloro che per svariate motivazioni si trovano a vivere un disagio dell’apprendimento o uno svantaggio socio-culturale nel percorso di istruzione e di formazione.

A partire dalla Legge 517/1977, che diede avvio al processo di integrazione scolastica, la produzione normativa su questo tema ha conosciuto recentemente una vera e propria evoluzione. Il Decreto ministeriale n. 5669 del 12 luglio 2011 (attuativo della Legge 170/2010) e la Direttiva ministeriale del 27 dicembre 2012,  ampliano il perimetro della riflessione sull’inclusione introducendo il concetto di Bisogni Educativi Speciali (BES) e a seguire la relativa circolare ministeriale applicativa n. 8 del 6 marzo 2013, ossia “l’individuazione degli alunni con Bisogni Educativi Speciali”.

La normativa dei BES mette in evidenza e recupera l’impostazione pedagogica-didattica della scuola.

In ogni classe ci sono alunni che presentano una richiesta di speciale attenzione per una varietà di ragioni: svantaggio sociale e culturale, disturbi specifici di apprendimento e/o disturbi evolutivi specifici, difficoltà derivanti dalla non conoscenza della cultura e della lingua italiana perché appartenenti a culture diverse”. 

L’obiettivo della scuola è quello di garantire l’accesso all’apprendimento a tutti gli alunni! La scuola, oggi, dispone di un quadro ben strutturato di   strumenti normativi e operativi per garantire ed esercitare tale diritto.

“I Bisogni Educativi Speciali sono, dunque, molti e diversi: una scuola inclusiva deve essere in grado di leggerli tutti e di dare le risposte necessarie”.